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In una Torino afosa e infernale, mentre gli anni Settanta sfumano nel decennio successivo, s'incontrano le solitudini di due protagonisti memorabili: Carlo Botero, maestro in pensione che si sente capito solo dal suo gatto Stalin, e Raffaele Cardoso, sessantenne dal passato oscuro, con una particolare confidenza con la malavita. Entrambi sono afflitti dal fardello di un destino assurdo e straziante a cui non possono sottrarsi: uccidere per il bene di chi è loro più caro. "Il fratello italiano" è la loro storia, un'avventura a tinte nere dentro la città, e il racconto di due vecchiaie ai poli opposti dell'umanità, che combinano i drammi delle rispettive esistenze. Vincitore del Premio Campiello nel 1980, questo romanzo alimentato da dilemmi incomponibili, da mondi che non riescono a comunicare, disegna con una scrittura cruda e dolorosa il passaggio di testimone tra due generazioni - quella che precede e quella che vive il boom dei consumi degli anni Ottanta - e conferma Giovanni Arpino come uno dei più importanti narratori del Novecento, mai allineato eppure profondamente immerso nel proprio tempo, capace di guardare dentro il buio dei propri personaggi senza mai giudicarli.